martedì 12 aprile 2011

Non è strano il fatto che, per esempio, quando leggiamo, certe sensazioni descritte dalla parole ci sembrino più familiari di altre? Se, sempre per esempio, adesso scrivessi:

"Ero così felice che mi sembrava di toccare il cielo con un dito, come se tutte le stelle del cielo fossero vicine a me. Sentivo la sua mano leggera attraversarmi i capelli delicatamente, senza darmi alcun fastidio."

A me questa frase mi da solo un piccolo tremolio, come se mi solleticasse il cervello e il cuore, senza però destarli in alcun modo. Ma se io adesso scrivessi:

"La furia più cieca si impossessò di me in men che non si dica; tutta la mia visuale divenne rossa, di un rosso sanguigno. Un grido sgorgò dal profondo della mia gola, infiammandola, ustionandola  come se attraverso di essa fosse passata lava e non puro suono. Un dolore indicibile mi trapassò la trachea da parte a parte. Tutte le mie terminazioni nervose iniziarono a contrarsi ed io ero in balia del dolore più crudo e violento."

Perché quando leggiamo frasi simili sappiamo ESATTAMENTE cosa significhino? Perché l'uomo sa cosa si prova nel dolore e non nel piacere?
Tutto quel che conosciamo è questo?

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