L'estate di due anni fa, del duemilaotto per intenderci, non la potrei mai dimenticare.
Quella che sin dall'inizio si preannuncia un'estate come un'altra cambia violentemente e inaspettatamente direzione; una delle mie più care amiche mi tradisce. Mi tradisce? Mi ficca un pugnale arrugginito nel petto. Me lo infila a forza. Velocemente squarcia la pelle, la carne, le ossa e gli organi e mi lascia lì a sanguinare. E io che faccio? Urlo? Macchè. Ancora sbalordita, confusa dalla rapidità del gesto mi guardo le mani rosse di sangue, del mio sangue, senza capire. Il tempo passa e finalmente riesco a rendermi conto di ciò che è successo.
Ricordo occasioni in cui ho pianto più dolorosamente, volte in cui ho pianto più disperatamente, sere passate a piangere più silenziosamente. Ma non riesco a ricordare quando ho pianto più a lungo di quanto stia facendo adesso. Piango, piango, piango. Le lacrime non si fermano, giorni e giorni e giorni. Quest'episodio ha confermato e rafforzato l'odio verso il "piangere" che ho sempre avuto. Non ce la faccio più! Voglio smettere.. fatemi smettere di avere il viso bagnato, gli occhi che bruciano, le ciglia attaccate, il naso che cola, le mani che tremano. Basta così.
Pian piano riesco a fermarmi; sarà che l'avversione per le lacrime ha vinto il dolore.. o semplicemente mi sono disseccata a forza di cavarmi l'acqua fuori dagli occhi. Prendo un libro a caso dalla libreria e comincio a leggerlo, non mi stacco dalle pagine se non per addormentarmi esausta.
Vegeto ciondolando per casa senza ascoltare una parola di quello che dicono i miei genitori. Il tempo passa e un giorno una parola detta da mio padre riesce a penetrare nella mia indifferenza sorda. Mio padre parla di una cliente che ha una cagnolina che ha fatto una cucciolata di Labrador. I miei sembrano intenzionati a prendere un cucciolo. Rimango indifferente al discorso nonostante abbia desiderato da quasi tutta la vita un'occasione come questa..
Ma i giorni passano e l'idea del cagnolino si fa spazio nella mia testa attenuando i trascorsi.
E ' un pomeriggio come un altro quando squilla il telefono. E' mio padre che mi dice di farci trovare pronti tra un paio d'ore perché dobbiamo prendere il cucciolo. Lo dico ai miei fratelli e loro iniziano a saltare a gridare a fare casino correndo per casa. Non lo so cosa mi prende ma mi unisco a loro; urliamo insieme e saltiamo. Sono sollevata quasi.. Allora non mi sono trasformata in una pianta!
Mi ritrovo davanti al cancello di questa casa in periferia, una signora abbastanza giovane, sui quaranta, ci viene ad aprire sorridendo e mi sorprendo nervosa ed impaziente. Entriamo dentro un giardino sconfinato e buio, le uniche luci che ci illuminano provengono dalla villetta di fronte a noi.
Una bellissima Labrador bianco latte si avvicina, Brenda ci dice la signora che si chiami, e mi annusa piano. La accarezzo e lei si fa strofinare felice cominciando a battere la coda. Basta questo tocco per alleggerire il mio cuore, per farmi sparire il dolore dai pensieri. Brenda inizia a muoversi quasi come se volesse farsi seguire verso un piccolo recinto vicino. Ci dirigiamo lì e il mio cuore si scioglie alla vista di sei batuffoli piccolissimi che si "affacciano" dal recinto scondinzolando agitatissimi.
"Un maschietto miele, giusto?"
Mi ritrovo improvvisamente tra le braccia un chilo e mezzo di amore, di tenerezza, di dolcezza uggiolante e tremante.
Da quel giorno in poi Axel è entrato a far parte della famiglia; è un figlio, è un fratello, è un padre.
E' Amore su quattro zampe e una coda in perenne movimento.
Quando qualcuno mi dice "è solo un cane" non riesco a non incazzarmi, perché non è SOLO un cane.
Da due anni a questa parte non c'è stata volta in cui io sia entrata a casa mia e lui non mi abbia fatto le feste, che non mi abbia risollevato il morale quando sono stata triste.
Da due anni a questa parte quando rimango senza nessuno a casa non sono mai sola, quando litigo con tutta la mia famiglia so da chi andare; ho imparato che quando sei giù di morale il modo migliore per stare meglio non è ricevere coccole e amore ma darne.
Da due anni a questa parte ci ha riversato addosso un affetto infinito ed incondizionato.
Axel vive per noi, non ha nessun altro a parte la nostra famiglia e ce lo dimostra ogni benedetto giorno.
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